Franco Scoglio, 'Il Professore' della panchina che amava il Genoa | Goal.com

2021-10-27 09:26:36 By : Mr. Steven Liu

"Il calcio è matematica. I numeri nella vita sono tutto. Il resto è sentimento, quindi retorica" ​​​​- Franco Scoglio a 'La Repubblica' e svariate volte in tv

"Il calcio è matematica. I numeri nella vita sono tutto. Il resto è sentimento, quindi retorica" ​​​​- Franco Scoglio a 'La Repubblica' e svariate volte in tv

Prima professore dietro la cattedra, poi in panchina su un campo di calcio, dove si rivelerà anche fine stratega della comunicazione prima che i mass media prendessero il sopravvento su tutto come accade oggi. Franco Scoglio da insegnante e modesto calciatore fra i Dilettanti, si trasformerà in uno degli allenatori più rivoluzionari e discussi del calcio italiano fra gli anni Settanta e Ottanta.

Ovunque lavorato, ha lasciato segni indelebili della sua presenza: con i risultati, profilo sotto il quale ha vissuto le sue esperienze migliori con il Messina e il Genoa, la squadra da lui più amata di tutte, o con il suo modo di porsi spesso in controtendenza e controcorrente, e le sue frasi capolavoro, con le quali spesso spiazzava nelle accese conferenze stampa giornalisti e tifosi.

La storia del 'Professor Scoglio' inizia tanti anni fa, il 2 maggio 1941 a Lipari, frazione Canneto, nelle Isole Eolie. Il giovane Franco Scoglio ha una mente acuta e due grandi amori: il calcio e lo studio. Così se da un lato si laurea in Pedagogia e, successivamente, consegue a Roma il Diploma ISEF, dall'altro gioca a calcio a livelli modeti come centrocampista o difensore.

Lipari, Tevere Roma (quando si trasferisce per studio nella capitale), con cui colleziona 3 presenze in Serie C, e Palmese in Serie D (quando va ad insegnare nell'Istituto agrario di Palmi) sono le squadre che caratterizzano la sua breve esperienza in corti e maglietta. 

È il 1971 e il 'Professor Scoglio', mentre continua a conoscere in Calabria, passa alla panchina. L'esordio con la Gioiese, la squadra di Gioia Tauro, che guida, nel 1971/72, è subito col botto: perché il giovane tecnico siciliano la conduce alla vittoria del campionato e la porta in Interregionale.

Poi passa alle Giovanili della Reggina, torna alla Gioiese e si piazza 2° in Serie D. I primi anni da allenatore sono per il 'Professore' una vera folgorazione, che lo porta ad ottenere risultati brillanti. Nel 1974 ecco una prima volta nella sua Sicilia per governare il Messina in Serie C. Una bella stagione arriva un brillante 6° posto. Non sarà l'unica volta che allenerà i peloritani.

La carriera di Scoglio è del resto caratterizzato da continui ritorni. 

"Gli allenatori vanno e vengono, - dirà lui stesso in una delle sue frasi celebri - Scoglio ritorna".

Se le prime stagioni da tecnico sono per 'Il Professore' molto positive, a metà anni Settanta arriva un momento di crisi: dimissioni con la Gioiese nel 1975/76 ed esonero l'anno successivo con l'Acireale, entrambi in Serie D.

Il 1977/78 lo per la prima volta fare un'esperienza al Nord: allena lo Spezia in Serie C ed ottiene un buon 6° posto, seguito dal 5° dell'anno successivo con la Reggina (altro ritorno), nella nuova Serie C1 .

Nel 1980/81 torna per la prima volta al Messina, che milita in C2, ma le cose non vanno bene ed arriva il 2° esonero della sua carriera. L'anno dopo attraversa nuovamente lo Stretto per approdare al Crotone, in Interregionale: non va meglio, e l'esperienza culmina con le dimissioni.

Ma Scoglio è bonariamente un testardo e va avanti per la sua strada, che lo porta per la quarta e ultima volta in carriera sulla panchina della Gioiese: ed ecco un nuovo trionfo, la promozione dall'Interregionale alla C2 della squadra calabrese, con cui aveva 10 anni prima ad allenare.

Segue l'ennesimo ritorno alla Reggina, stavolta poco fortunato, con l'esonero in C1, e un'esperienza del tutto nuova con l'Akragas. Scoglio conquista la salvezza, guadagnandosi il secondo ritorno al Messina, che segnerà per lui l'ascesa nel grande calcio. Lo vuole il patron Turi Massimino, fratello del più noto Angelo, patron del Catania.

Siamo nel 1984/85 ei giallorossi siciliani militano in Serie C1. Le svariate esperienze maturate fino a quel momento hanno portato il 'Professore' ad avere le idee chiare sul calcio che intende far fare ai peloriani: la cosiddetta 'Zona sporca', con il centrocampo a rombo e tanto pressing.

"La zona sporca è un accorgimento contro i buchi che può creare la zona pura. - affermerà 'Il Professore' - Il fuorigioco non è automatico quando lo sporco sta dietro. Diventa obbligatorio quando lo sporco scala in avanti al posto di uno dei quattro difensori in linea".

"Il mio calcio - si aggiungerà in un'altra occasione - è fatto così: 47 per cento di tecnica, 30 per cento di condizione fisica, 23 per cento di psicologia".

La prima stagione con Scoglio alla guida, il Messina sfiora l'impresa, piazzandosi 3° a soli 3 punti dal 2° posto che sarebbe valso la serie B. Ma con un gruppo di giovani allo sbaraglio, quelli che il tecnico di Lipari chiama " i miei bastardi", il discorso è solo rinviato di un anno. Già nell'estate 1986 i siciliani fanno lo sgambetto alla Roma di Eriksson in Coppa Italia, superando 1-0 al Celeste la Lupa.

A Messina Scoglio 'battezza' il giovane Totò Schillaci, autore di 11 goal, ma il più prolifico della squadra è il regista Beppe Catalano, autore di 13 goal stagionali, e segnano tanto anche il difensore-goleador Nicolò Napoli (8 centri) e il centrocampista Luciano Orati (7 reti). 

Il tecnico è un grande lavoratore sul campo, mentre fuori dal rettangolo di gioco si rivela comunicatore di prim'ordine. Si racconta che prima del Derby contro il Catania 'Il Professore' sia arrivato allo Stadio a bordo di una vecchia 112.

Il Celeste, lo Stadio di casa dei peloritani, è una fortezza, con 31 punti sui 34 in palio conquistati, e il Messina, plasmato sugli schemi del 'Professore', vola in vetta alla classifica e il 25 maggio 1986 può ricevere l'abbraccio caloroso dei suoi tifosi per la storica promozione in Serie B dopo 18 anni.

"Non vi dimenticheremo", scrivono in un grande striscione i tifosi della Nord.

In campo è grande rimonta sul Cosenza, battuto alla fine per 3-2: in rete Napoli, Romolo Rossi e Catalano. Scoglio ci riprova anche in Serie B, campionato che affronta per la prima volta nella stagione 1986/87.

Tanto pressing e una difesa solida, uniti alle ripartenze rapide, sono i punti di forza della squadra che costruisce l'allenatore siciliano. 

"Io non faccio poesia. Io verticalizzo", amava ripetere 'Il Professore' ai giornalisti.

Ancora una volta lo Stadio Celeste si rivela una fortezza, con l'elegante centrocampista Antonio Bellopede fra i grandi protagonisti.

"Se il Messina salirà in A - promette Scoglio - compreremo due stranieri: due marocchini o al massimo due rumeni".

Sul finire della stagione, alla terzultima giornata, la sconfitta per 2-0 fuori casa contro la Sambenedettese estromette però i siciliani dalla lotta per la promozione. I giallorossi chiudono al 7° posto. 

Nel 1987/88, infine, l'ultimo anno in quel di Messina per lui, Scoglio si salva con un 12° posto. La promozione in Serie A resta un sogno irrealizzato con i siciliani. Ma nel 1988/89 Aldo Spinelli, il presidente del Genoa, affida al 'Professore' di Lipari la gestione del Grifone. Negli anni precedenti avevano fallito Burgnich e Simoni e ora toccava al carismatico siciliano provare a rilanciare lo storico club, che milita in Serie B.

Quest'ultimo costruisce una difesa granitica cui è davvero difficile fare goal, e affida a Gianluca Signorini, reduce da un'esperienza non esaltante con la Roma, il ruolo di leader. In squadra ci sono giocatori come Attilio Gregori, Vincenzo Torrente, Nicola Caricola, Stefano Eranio, Gennarino Ruotolo e in attacco Marco Nappi, Davide Fontolan e Massimo Briaschi, giocatori che faranno la storia del club.

"I miei giocatori - affermerà in una delle sue celebri frasi ad effetto - senz'altro cosa di attributi tripallici!!! partite tra scapoli e ammogliati". 

Il Genoa vola in vetta alla classifica del torneo cadetto e fra il club rossoblù e il tecnico siciliano è amore a prima vista. 

"Io i colori rossoblù li ho sottopelle, capisce? - dice ad un giornalista - Non prendo in giro nessuno quando dico che il Genoa è tra le prime 10 squadre d'Europa, come nome".

Il Genoa di Scoglio la Serie B a pari merito con il Bari ed è vinto in Serie A: in anni cui i cugini della Sampdoria vincono i trofei europei, anche l'altra parte di Genova torna a sorridere.

La stagione 1989/90 è così la prima in Serie A del 'Professore'. Quest'ultimo va assieme a Marcello Lippi in Unione Sovietica per studiare il calcio di Valeri Lobanovski. Nel calciomercato estivo arrivano tre uruguayani: Perdomo, Ruben Paz e Pato Aguilera.

Anche in massima divisione il tecnico siciliano ripropone la sua 'Zona' e sfodera aforismi e neologismi di assoluto livello che spiazzano i suoi interlocutori e fanno capire loro la persona che si trovano di fronte.

"Lei, laggiù in fondo, mi deve ascoltare. - esclama in conferenza stampa a Cremona, rimproverando un giornalista distratto - Altrimenti io sto qui a parlare 'ad minchiam'".

Ridono tutti, lui no, e in campo fa sul serio. Il Genoa disegnato dal 'Professore' stoppa il Napoli futuro campione d'Italia, pareggia con Milan ea Torino, sponda Juventus. Addirittura si parla di un timido interesse per lui della Vecchia Signora.

L'unica macchia? La sconfitta per 2-1 nel primo Derby della Lanterna. Nonostante i rossoblù passino in vantaggio con Fontolan, Vialli e Mancini danno il successo ai rivali. Al ritorno, invece, la stracittadina termina 0-0. Chiude undicesimo nella stagione del suo debutto fra i grandi e sigla un legame di sangue con il Genoa.

"Il Genoa - sottolineerà - è una cosa particolare, ha un Dio tutto suo".

È l'inizio di una rivalità sempre più forte fra Genoa e Sampdoria. 'Il Professore' non farà nulla per spegnerla, alimentandola, al contrario, con le sue proverbiali frasi, che fanno da contraltare a quelle di Vujadin Boskov, il condottiero dei blucerchiati.

"Io odio la Sampdoria - dichiarerà il tecnico siciliano - e non perdo occasione per ribadirlo".

A fine stagione, il 21 maggio 1990, il Genoa tutto italiano (gli uruguayani sono in ritiro con la Nazionale per Italia '90) perde la finale della Mitropa Cup contro il Bari di Gaetano Salvemini, che gli soffia il trofeo. In panchina non siede fra l'altro Scoglio, ma il suo vice Gennari.

L'odiata Sampdoria, invece, conquista la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe. Per Scoglio, tuttavia, le cose sono diverse da quel che sembrano.

"La Coppa Italia? Vale quanto la Coppa del nonno. - afferma, spiazzando come al solito tutti - La Coppa delle Coppe vale la Mitropa!".

Scoglio diventa emblema del concetto di genoanità, ma gli anni 90' si apre con la dolorosa separazione con il Grifone: il presidente Spinelli infatti di puntare su Osvaldo Bagnoli per alzare l'asticella.

'Il Professore' va al Bologna, dove tuttavia la scintilla non scocca mai pienamente. Nelle prime 6 giornate di campionato ottiene una sola vittoria e viene esonerato. Riprende a cambiare squadra con regolarità, come aveva fatto nei primi anni di carriera.

Nel 1991/92 con l'Udinese terza in classifica in Serie B, viene mandato via a sorpresa il 26 febbario.

"Volle Mandorlini, il Signorini di Udine", ricorderà anni dopo Nappi al 'Secolo XIX'.

L'anno seguente è alla Lucchese, con cui si piazza 12° in Serie B, poi nel 1993-94 va al Pescara. Qui dura solo 2 giornate prima di dire addio agli abruzzesi, e siccome il Genoa naviga in grosse difficoltà in Serie A è richiamato al suo capezzale dopo l'avvio disastroso della squadra con Maselli in panchina.

Scoglio parla con i giocatori e gli responsabilizza, mettendo in chiaro le cose.

"Noi siamo il Genoa - sottolinea - e chi non ne è convinto posi la borsa e si tolga le scarpe. Noi non siamo il Roccapepe. Che poi dove cazzo sarà 'sto Roccapepe, è un paese bellissimo".

Punta tanto sulla vecchia guardia e sui goal di Thomas Skuhravy, ed è premiato. I rossoblù riprendono a fare punti e devono affrontare nel Derby la Sampdoria, dove intanto è approdato Sven Goran Eriksson.

"Un gran signore. - lo definisce 'Il Professore' - Proprio l'esatto contrario del sottoscritto. Lui pensa solo alla sua squadra, io, invece di addormentarmi prego Gesù che mi dia la squadra per battere la Sampdoria".

Quanto alla squadra blucerchiata, sostiene che "La Samp è come Dorian Gray, cultura dell'estetismo".

Ancora una volta Scoglio non riesce ad avere la meglio dei blucerchiati: 1-1 all'andata, il 5 dicembre (goal di Ruotolo e Platt), e 1-1 al ritorno il 10 aprile 1994, con vantaggio rossoblù firmato da Marciano Vink e pari doriano dopo pochi secondi con Jugovic. Ma il 'Professore' conduce la squadra all'obiettivo stagionale, la salvezza, chiudendo all'11° posto. 

I tifosi ormai lo amano e l'allenatore siciliano parte dalla panchina rossoblù anche nel 1994/95. L'inizio di campionato è tuttavia travagliato. In rosa c'è anche il giapponese Kazu Miura, del quale il tecnico non è certamente entusiasta.

"Miura? È una macchietta applicata", sostiene con la stampa.

I risultati sono negativi e Spinelli lo esonera, senza pensarci troppo. Lui allora va in tv, dicendo la sua, litiga con colleghi come Aldo Agroppi e Nevio Scala. Non le manda a dire nemmeno all'allenatore del Milan, Fabio Capello.

"Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi dico che Capello è la più grande offesa per la categoria. Mi vergogno di essere un allenatore".

Il Genoa in quella stagione tornerà in Serie B perdendo lo spareggio salvezza con il Padova. Nel 1995/96 Scoglio accetta una nuova sfida prende in corsa il Torino dopo l'esonero Nedo Sonetti.

In una delle sue prime interviste con 'La Repubblica', ne approfitta per spiegare quale sarà il suo calcio.

"La 'Zona sporca' è duttilità - dice - compromesso tattico ma solo contro le grandi squadre. il 10-0: ma mi critica e si lagna soprattutto chi non riesce a battermi. Forse Capello e Zeman in difesa non marcano?".

"La prima cosa necessaria, è la coscienza di essere una squadra con valori forti. Il modulo è soggettivo, anche se l' identità coincide col mudulo. - aggiunge - Io parlo per me: nella mia zona, la palla e cioè il modo con cui viaggia ha precedenza sullo spazio e, infine, sull'uomo. Palla, spazio, uomo: è la mia regola. Devo essere chiaro nella didattica. Io non comando, guido".

Sembrano concetti espressi da Pep Guardiola, invece è la filosofica calcistica del 'Professore'. Anche con i granata, però, le cose non andranno bene. Scoglio a fine marzo saluta, con la squadra ormai condannata a retrocedere.

I giornalisti sono sempre la vittima preferita delle sue colorite espressioni.

"Mi faccia una domanda precisa, - replica ad un suo intervistatore - non posso fare dichiarazioni 'ad minchiam'".

Vive due esperienze fallimentari a Cosenza e Ancona, prima di cimentarsi in un nuovo ruolo: quello di Commissario tecnico.

Nel 1998, infatti, si assume la guida della Tunisia, e 'Il Professore' spiega la scelta a modo suo.

"L'uomo discende dall'Africa - dichiara - ed è per questo che sono arrivato qui io ad allenare".

Quanto alle ultime avventure negative, il Ct. fa la sua analisi.

"Quando mantengo la testa sulle spalle posso vendere qualcosa di buono. Ho sbagliato due stagioni, non ero lucido e mi sono prostituito".

"Esonerato dal Torino, ho brancolato per 2 anni nell'oscurità".

L'avventura con la Tunisia è positiva e segna il suo rilancio.

"Gli avversari hanno il sapore dei datteri", dichiara dopo una serie di successi.

Scoglio conquista il 4° posto alla Coppa d'Africa del 2000 e si qualifica ai Mondiali 2002 in Corea e Giappone, ma lascia la guida della squadra nel marzo del 2001 per riprendere quella del suo amato Genova.

Il Grifone vive infatti una stagione assai travagliata sotto la gestione del nuovo presidente Gianni Scerni, con tre allenatori esonerati fino a quel momento: Bolchi, Guido Carboni e Claudio Onofri. 

"Il presidente non esiste, la squadra non esiste e la società non esiste, - afferma, spiazzando come sempre tutti - ma nella maniera più assoluta: esiste solo tifoseria e tecnico".

La situazione appare disperata, siamo già alla 25ª giornata, ma ci pensa Scoglio a rimettere le cose a posto. Si arriva al derby con una situazione di classifica diametralmente opposta: se il Grifone lotta per salvarsi ed è sfavorito, la Sampdoria di Gigi Cagni lotta per la promozione in Serie A ed è la grande favorita.

Ma il professore, con i suoi taglienti aforismi, mina le certezze dei rivali.

"Io e Cagni - dichiara prima della stracittadina, in programma il 2 aprile 2001 - abbiamo la fortuna di allenare due squadre di grandi tradizioni, almeno la mia, non ci sono dubbi".

"Ragazzi, io le tabelle non le sbaglio mai, io sono un uomo da numeri".

In campo Mutarelli e Carparelli firmano l'impresa rossoblù e regalano al 'Professore' la prima vittoria nel Derby della Lanterna. Al 2° goal Scoglio, in trans agonistica, stile Mazzone a Brescia, si lancia in una corsa folle con il pugno alzato sotto la Gradinata Nord. Continuerà ad esultare negli spogliatoi, dove battibeccherà anche con Pasquale Luiso.

È il suo regalo ai suoi tifosi, come la salvezza che arriva puntuale con un 12° posto finale. La Sampdoria, invece, anche a causa di quella sconfitta nella stracittadina, non riuscirà ad andare in Serie A.

"Conosco uno a uno i 5 mila volti della Nord. - spiegherà - I nomi no, ma i volti sì".

Riparte alla guida del Grifone anche l'anno seguente, che segna un ulteriore cambio di proprietà.

"Non me ne frega nulla di chi resta al comando del Genoa, - dichiara 'Il Professore' - il dottore Dalla Costa o il dottore Scerni, perché deve comunque capire che non contano niente: il Genoa è della sua gente”.

Vince il Derby di andata con una punizione dalla distanza del bomber Francioso. Ma la stagione è travagliata e il 7 gennaio 2002 'Il Professore' dà l'addio alla squadra del suo cuore. Fa così ritorno in Africa per allenare la Libia, ma l'esperienza è segnata più che altro dal rapporto contrastato con il figlio dell'allora leader libico Saadi Gheddafi.

La gente chiede che giochi, Scoglio non è d'accordo e lo tiene fuori.

"Con me il figlio di Gheddafi non ha mai giocato e non giocherà nemmeno un minuto. - assicura - Non amo subito i ricatti di nessuno".

Uomo tutto d'un pezzo, 'Il Professore' torna in Italia per allenare il Napoli nel 2002/03. I partenopei sono in Serie B e hanno già cambiato due allenatori nel corso dell'anno. Per l'ultima volta Scoglio manda in campo la squadra con la sua zona sporca. Dura 10 gare, prima di essere esonerato e chiudere la sua lunga carriera da tecnico.

Smessi i panni dell'allenatore, Franco Scoglio diventa un'opinionista televisivo in Italia per 'Mediaset' e all'estero per 'Al-Jazeera'. Torna inoltre a fare 'Il Professore', e prende la cattedra di Teoria, tecnica e didattica del calcio per il corso di laurea in Scienze Sportive e Motorie.

Gli anni passano ma il tecnico di Lipari continua a seguire da vicino il suo Genoa anche durante l'inizio dell'era Preziosi e ne parla in tv.

"Morirò parlando di Genova", affermerà una sera in tv.

Nessuno può immaginare che si trattava di un'autoprofezia. Nonostante negli studi dell'emittente locale 'Primocanale', Franco Scoglio muore infatti in circostanze drammatiche in diretta televisiva. 

"Presidente, quando si rivolge a me dica o 'Dottor Scoglio' o 'Professor Scoglio', perché io la chiamo presidente", dichiara in un acceso battibecco con Enrico Preziosi. 

Quest'ultima replica: "Io la chiamo Scoglio e mi va bene così". Al che il tecnico siciliano controreplica: "Ed io allora la chiamo Preziosi".

Sono le ultime sue parole, perché un improvviso attacco cardiaco se lo porta via per sempre. 'Il Professore' ha 63 anni, e mentre parte lo stacco pubblicitario, volge la testa all'indietro, quasi stufo di controbattere per l'ennesima volta a chi non vuole ascoltarlo.

E chiude gli occhi, per l'ultima volta. Il programma è interrotto per concedere i soccorsi del 118 ma non c'è niente da fare. Ai funerali partecipa una folla di 10 mila persone, quasi ad avverare un'altra profezia espressa dall'allenatore, che a suo tempo aveva detto:

"Sarò un uomo finito il giorno in cui tutti mi vorranno bene".

Poi la salma fa un viaggio a ritroso, e da Genova è condotta nella natia Lipari. Prima però fa tappa allo Stadio Celeste di Messina, che lo aveva visto grande protagonista negli anni Ottanta. Impianto ormai dismesso e silente. È infine tumulato nel Cimitero del Canneto, nell'Isola che gli aveva dato i natali, dove riposano le sue spoglie mortali.

Se l'uomo non c'è più, eterne resteranno le sue imprese calcistiche ei suoi aforismi brillanti ed unici, che porteranno anche Maurizio Crozza ad imitarlo. Oltre, naturalmente, al suo amore smisurato per il Genoa.

"Io al Genoa - diceva - sono il migliore allenatore del Mondo".

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